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Questo volume di Lorenzo Girardin rappresenta la sua prima fatica letteraria, giunta alle stampe. Durante la lettura non incontreremo poesie nel senso tradizionale del termine, se non in alcuni casi; ci troveremo, invece, a scorrere una libera scansione di sentimenti, ricordi, riflessioni personali che, esposti in prosa armoniosa, assumono ai nostri occhi un sottile coinvolgente lirismo poetico.
Il titolo "Non una parola di primo mattino", tratto dal racconto in forma di poesia "Cime dell' altopiano", sembra tratteggiare con una sola pennellata il carattere un po' schivo e, all'apparenza, un po' rude ("ruspio" diremmo in dialetto) di Lorenzo, ma scopriremo in lui, durante la lettura, forti sentimenti e felici intuizioni. Nel succedersi delle pagine si individua un percorso che nasce, come una sinfonia musicale, da una "Ouverture" e si chiude con un "Sipario", quasi a delimitare in un campo ben preciso la scansione delle composizioni.
Tra questi confini si muovono "Storie" "che s' incrociano e poi s' inseguono", sentimenti per i quali non abbiamo più "tempo di fermarsi, tempo di capire, tempo di volerci bene".
L' "Ouverture" si apre con "Naturale discesa verso valle", una visione di grande respiro, dove ognuno di noi può riconoscere scorci del nostro paese, sempre guardati ma mai realmente visti e, per questo, più nuovi, perché rivisitati attraverso gli occhi di un giovane che dimostra di amarlo, questo suo paese, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Nello scorrere delle pagine prendono corpo dubbi ed emozioni, senza le quali la Vita, quella con la V maiuscola, non sarebbe degna d' essere vissuta, perché, privata del sale dell' emozione, non sarebbe che un "pietoso trascorrere del tempo". La "voglia di vivere" assume le fattezze di "una bella donna da guardare", una donna con "occhi arabi" nei quali si specchia "la luce di tramonti profumati". La "Speranza" si presenta sotto le vesti diafane di una fanciulla sorridente che cammina leggera a piedi nudi nell'erba "tagliata di fresco", evocando profumi e colori tipici di una natura incontaminata, quale ancora si può trovare anche sui nostri monti.
Si incontra la consapevolezza di chi sa che "la vita lievita, come il pane" e "sorride per la vita che nasce, sorride per il sole che sorge sempre", mentre intorno "tutti credono di sapere, tutti ciarlano senza capire", specchio di un mondo gonfio di parole, dimentico che le certezze non si fondano sul vuoto delle chiacchiere inutili, ma sul sacrificio e sull' impegno di molti che tacciono e sudano.
La gioia diventa un nome cercato a lungo, nelle profondità nascoste del nostro essere, davanti alla quale crollano i muri che ci siamo costruiti dentro per autodifesa; allora scopriamo di poter godere dell' affetto e della considerazione di molti.
Lorenzo ci invita ad esplorare il suo "essere poeta", fatto di ritrosie, di grandi paesaggi, di amori profondi e delicati, di sconfitte del cuore, dalle quali lui,però, esce più forte. Solo facendoci attrarre dai sentimenti, che i suoi scritti possono far "lievitare" in noi, ci lasceremo "toccare il cuore". I pensieri si vestono dei colori dell' arcobaleno, perché ogni amore sboccia all' improvviso, non chiede carte di identità, ma tocca le profondità più intime e quando finisce ci si sente traditi, ma non per questo meno innamorati dell' amore,di quell' amore "che ha rispetto", mai "s' impone", ma "caldo", "paziente", "certo e costante" avvolge tutto il tuo essere,"bussa dolcemente" al tuo cuore; "ti fa godere", ma "ti fa" anche "piangere". Certo non sembra corrispondere ai canoni odierni, perché "un po' antico","forse controcorrente" ,ma "deciso e potente".
Il vento freddo di tramontana diviene un "ladro di emozioni", a cui non si possono cedere né il cuore né l'anima. La sincerità è "un grande libro,che si schiude" e che "l'uomo dovrebbe imparare a tenere chiuso", perché ti rende vulnerabile agli attacchi esterni; a volte la vita sembra essere contro di te e tu ne esci "deriso e umiliato", senza riuscire a stabilire un contatto profondo con chi sta suscitando in te aspettative di sentimenti condivisi, ciononostante devi essere pronto a rimetterti in gioco e ad affrontare nuove partite e questo Lorenzo ben lo sa.
Non voglio sottrarre a quanti sono qui il piacere di leggere queste pagine, dove incontrerete scorci di mare, leoni che corrono liberi , acqua che scorre tra ghiaia e sassi e "mughi mossi dal vento", ma anche donne " belle da guardare e d' ascoltare" e spunti di vita quotidiana, o di guerra quotidiana, insieme ad appunti di viaggio.
Nella sezione "D' una colonna polvere non si può fare", titolo ripreso da una delle poesie, Lorenzo esprime i sentimenti che suscita in lui l'amore, quando nasce con le sue palpitazioni e ritrosie, quando cresce ed esplode in una sinfonia di colori,suoni, odori e quando, spesso senza un vero perché, si spegne. Ma, pur se lascerà dietro di sé uno strascico inevitabile di inquietudini e amarezze, mai riuscirà a piegare lo spirito di chi ne è stato protagonista. Ed anche nel "Sipario" che chiude l' armonia di queste pagine, si snoda un canto dedicato ad una donna di Marrakech, una "gazzella….selvatica e semplicemente bella" con occhi nocciola, pieni di promesse.
Ho lasciato volutamente per ultime tre composizioni, inserite nella sezione più ampia e più varia "L' ordine del Caos", perché trattano temi di attualità, meritevoli di essere segnalati a parte.
"Olocausto" porta una dedica (l' unica) che ci richiama al conflitto iracheno e ai nostri soldati , mandati "in guerra per fare la pace", grande controsenso dei nostri giorni, dove il dolore, la disperazione, l' odio si fondono in una miscela esplosiva. E si torna di là, ma anche su un "affusto di cannone, carico di morte innocente". In " Primavera a Madrid" il ritornello si ripete ossessivo "Mi alma, mi vida, mi corazòn", ritmico quasi come il rumore di quel treno che, esplodendo ha stroncato la vita felice di uomini, donne, bambini. Nessuno di loro, neanche negli incubi più neri, avrebbe potuto supporre che quel giorno l' odio avrebbe avuto il sopravvento, che gli innocenti avrebbero pagato perché il terrore potesse ancora una volta oscurare il cielo.
Molte sono le emozioni che le poesie in forma di racconto di Lorenzo hanno risvegliato, ma molto ho lasciato alla lettura e all' interpretazione di ognuno di voi per non togliervi il gusto della scoperta di questo "Non una parola di primo mattino".
GIULIANA CORA' |
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